Modello di Vita Solidale

“Uno dei modi più vitali per auto-sostenerci è costruire comunità di resistenza, luoghi dove acquisiamo consapevolezza, non siamo soli.” (Bell Hooks)

Qui ed ora le persone creano le basi per il modello Buona Vita per Tutti. In tutto il mondo esiste un impegno a raggiungere una convivenza pacifica, democratica e ecologicamente sostenibile, libera da sfruttamento, violenza e discriminazione. I principi della convivenza solidale vengono realizzati attraverso molteplici progetti e iniziative.

Questi principi derivano dall’idea che le trasformazioni sociali ed ecologiche non possono essere raggiunte autonomamente, ma si completano a vicenda grazie al collegamento tra le varie attività. Mirano a cambiare le strutture politiche ed economiche, così come la nostra vita quotidiana, tra cui i concetti di proprietà, produzione e consumo, lavoro e cura, nonché la partecipazione. L’obiettivo è quello di creare opportunità per riconoscere in tutte le sfere della società, le connessioni tra esseri umani e tra esseri umani e natura. Queste interrelazioni danno vita a quella che chiamiamo solidarietà.

Democratizzazione: per quanto riguarda “tutti”, tutti decidono

Siamo convinti che ogni essere umano debba avere l’opportunità di autodeterminare la propria vita e ciò che la riguarda. In tal senso, tutte le persone hanno bisogno di accedere alle risorse necessarie, in modo partecipativo. Democratizzazione significa quindi redistribuzione sia delle abilità temporali che emotive, nonché l’istruzione, la sicurezza materiale e sociale. Identifica procedure decisionali appropriate per superare le disuguaglianze di potere e consentire a tutte le persone di partecipare equamente. Va però tenuto conto del diritto di non dover o voler lottare per i propri diritti, rispettando così la libertà individuale di ognuno.

Commoning: il potere creativo di creare comunità

Le persone dipendono dai beni materiali e dalle risorse. Lo stile di vita imperiale organizza la distribuzione dei beni attraverso la proprietà privata e la massimizzazione del profitto. In una visione solidale le persone possono invece utilizzare i beni secondo i loro bisogni, senza danneggiare i bisogni degli altri.

L’esistenza di un bene comune non dipende dal “bene” in sé, ma da come viene gestito: esso è creato quando le parti interessate li producono, li mantengono e li utilizzano collettivamente. I beni comuni sono, quindi, sempre sociali. Tutti i possibili modi di produzione e preservazione dei beni che coinvolgono congiuntamente le persone, sono concepiti come commoning. I soggetti implicati decidono insieme sulla progettazione della rispettiva proprietà comune, volgendosi verso i propri bisogni primari. Si agisce collettivamente in una soluzione per tutti, mirando ad un uso orientato ai bisogni, senza compromettere la conservazione sul lungo termine dello stesso bene comune. In questo processo, il principio della democratizzazione è centrale e i beni di consumo sono ridotti secondo la logica della condivisione di beni e servizi. Tra gli esempi ci sono i GAS – Gruppi di Acquisto Solidale – o l’utilizzo in condivisione di elettrodomestici o mezzi di trasporto. In un contesto collettivo, si attiva un processo di riflessione critica su “cosa e quanto” abbiamo bisogno.

Riproduzione: Prendersene cura tutti insieme

Quando consideriamo i legami di interdipendenza tra persone e natura, allora il nostro punto di vista sulla prospettiva lavorativa, muta. Si orienta alla preservazione della vita, a garantire la partecipazione e la realizzazione dei bisogni, senza sfruttare gli altri.

É così che immaginiamo il principio della riproduzione, o della cura. Ciò che oggi chiamiamo lavoro salariato contribuisce solo in parte, o per niente, a questa visione, perché l’occupazione viene generalmente considerata come un’attività “produttiva”. La sua parte “riproduttiva” – come la cura delle persone, l’assistenza di anziani e bambini o le faccende domestiche e anche la conservazione della natura – è svalutata, sebbene queste mansioni richiedano comunque tempo, energie e competenze.

Vogliamo uno stile di vita e di produzione che non attribuisca più un valore scarso alle occupazioni e sia dunque coerente con la logica della Cura. Per noi, il termine “lavoro di cura” non solo include le classiche attività ri-produttive, ma comprende tutto ciò che dà, conserva e fa vivere. Non si tratta perciò solo di lavare, pulire e cucinare, ma anche di coltivare cibo, curare la salute mentale e creare musica. Ecco perché stiamo parlando di ri-produzione, al fine di riunire le sfere della produzione e della riproduzione che oggi sono separate. Le attività non ricevono più il loro riconoscimento attraverso il valore economico, ma fanno riferimento al loro valore più essenziale: la conservazione e lo sviluppo della vita umana e l’integrità ecologica.

Dipendenza: natura come mondo condiviso, invece che discarica

Per noi, il concetto di cura include il rapporto tra uomo e natura – e per riflesso, i legami della società con la natura. Le persone dipendono dalla natura: non solo ci circonda, ma siamo intrecciati con essa in innumerevoli modi (dipendenza). Noi stessi siamo natura. Tale legame ci ricorda però che i cicli naturali sono vulnerabili e talvolta necessitano di cure. Secondo quest’altro punto di vista, non consideriamo più il nostro ambiente come utilizzabile e sfruttabile, piuttosto possiamo attribuirgli un valore intrinseco pari a quello che consideriamo per noi stessi. Sosteniamo questo collegamento al fine di implementare il concetto di parità e con quello di cura.

Sufficienza: ce n’è abbastanza per tutti

Laddove la logica di crescita del Modello di Vita Imperiale dice “Di più è meglio!”, il principio di sufficienza risponde “Basta!”. Per noi, questo concetto ha una duplice visione: da un lato, tutte le persone dovrebbero avere abbastanza per vivere una buona vita, ma d’altro canto, le società che oggi hanno abbondanza generano un’impronta ecologica troppo grande, la quale deve essere drasticamente ridotta. Nella nostra idea di riduzione è inclusa anche quella di uguaglianza sociale: le persone con troppo potere e proprietà devono cedere una parte. La logica della sufficienza mira a far sì che le persone andranno ad utilizzare meno risorse (energia, materiale e così via) rispetto ad oggi. Ad ogni modo, la sufficienza non significa rinuncia assoluta, ma una ridistribuzione scalare, quindi la domanda non sarà più “cosa è più veloce, migliore e lontano”, ma “cosa è sufficiente”.

Bibliografia

ILA Kollektiv (Hg.) (2019): Das Gute Leben für Alle. Wege in die Solidarische Lebensweise. Monaco di Baviera: oekom

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